In Diretta Sportiva per parlare del caso Icardi è intervenuto l’avvocato Cesare Di Cintio, esperto di diritto sportivo.
“Il ricorso al Collegio arbitrale credo che abbia aiutato a modificare gli equilibri. Credo sia stata un’azione strumentale alla cessione, è chiaro che tutti i contenziosi hanno punti di domanda ed incognite, di fronte alla cessione viene meno l’interesse a portare avanti l’azione.
Sentendo i dirigenti e l’allenatore penso che la soluzione scelta sia quella di allontanare il problema e dare più tranquillità alla squadra. Tornando al contenuto del ricorso che ruotava attorno alla violazione dell’articolo che prevede la garanzia sia della partecipazione al ritiro che agli allenamenti con i compagni, il discrimine sono quelli di gruppo di natura tattica di competenza degli allenatori, il contenzioso avrebbe dovuto sviscerare il discrimine: quale è la linea di demarcazione tra la discriminazione, il cosiddetto mobbing e, la scelta legittima della società tramite l’allenatore di effettuare scelte tecniche? Dei precedenti ci sono, anche se di natura differente ad esempio nel caso di Pandev l’accusa mossa al club era di un atteggiamento vessatorio finalizzato alla cessione, qui il club ha preso una decisione tecnica: parlare di mobbing non è mai semplice e banale si tratta di dover dimostrare atteggiamento e condotta vessatoria di un club, il giocatore deve avere prove molto salde, non so se ci fossero in questo caso, l’onere della prova ricade su chi introduce un contenzioso.
Questa situazione è più unica che rara dal punto di vista giuridico, sarebbe stato affascinante poterne verificare gli esiti: la questione tattica è deferita completamente all’allenatore o la società ha un potere sul punto? A titolo personale il mio parere è che l’allenatore abbia la possibilità di scegliere perché è colui a cui la società demanda la gestione del patrimonio tecnico, è pagato per prendere delle decisioni, la società poi deve garantire al giocatore di potersi allenare e preparare di poter stare con il gruppo”.
