I tormenti di Dybala: è l’Inter il suo futuro?

Cinque scudetti, quattro Coppe Italia e tre Supercoppe di Lega: è mancata la Champions, ma non si può dire che il settennato (2015-2022) di Paulo Dybala alla Juve sia stato un fallimento. Anzi. È stato però un amore incompiuto, sempre a 30 e mai a 31. Rimane una curiosità che non possiamo soddisfare: l’Avvocato Agnelli, sommo intenditore di numeri 10, come avrebbe soprannominato Dybala? Gli avrebbe affibbiato il nome di un pittore famoso o di uno poco noto alle masse come Pinturicchio, da lui abbinato a Del Piero? Avrebbe evocato Omar Sivori, l’antenato calcistico di Paulo?

A quest’ultima domanda rispondiamo di no, nell’iconografia “avvocatesca” Sivori era un pezzo unico, non replicabile, il numero 10 dei suoi anni giovani, la “canaglia” di smisurato talento. Gianni Agnelli amava i 10 caldi alla Sivori e i 10 ironici alla Platini. Robi Baggio gli suscitava perplessità, forse gli appariva distaccato, immerso in meditazioni misteriose. Dybala a 28 anni conserva un’aria da ragazzino, da bella promessa non ancora risolta. Nonostante i 12 titoli, le sette stagioni juventine di Dybala resteranno avvolte nella nebbiolina della grande occasione perduta.

Dybala a Torino poteva essere molto di più di quello che è stato. Poteva essere la Champions, avvicinata quasi subito, alla seconda annata in bianconero, nel 2016-17. Una data si impone: 11 aprile 2017, Juve-Barcellona 3-0, andata dei quarti di Champions. La notte in cui Dybala segnò due gol e dipinse calcio. Molti lo elevarono al rango di emulo e rivale di Messi, senza differenze di censo. Un’illusione, l’abbaglio di una sera. La Juve perse quella Champions in finale a Cardiff contro il Real Madrid. Dybala non è diventato l’anti-Messi, al massimo ha giocato con Ronaldo e i risultati non sono stati esaltanti, perché Cristiano accetta soltanto comprimari e non ammette compagni alla pari. In apparenza la storia finisce per una banale questione di soldi: Dybala e il suo agente ne chiedevano molti; il duro Arrivabene, amministratore delegato juventino, non ne offriva più di tanti. Questa è la parte visibile della trattativa.

In realtà la Juve e Dybala si lasciano perché non hanno più nulla da dirsi né da chiedersi. Il fuoco si è spento, gli uni non hanno più voglia degli altri. Succede, è nella natura delle relazioni umane e dei rapporti professionali. L’incontro di ieri è stato un ultimo atto dovuto, un modo per ufficializzare il distacco, ma era chiaro da mesi che sarebbe finita così. Farà più fatica la Juve a trovare un sostituto o Dybala a rilanciarsi, a prendersi le rivincite che oggi gli balenano negli occhi gelidi? Se la Juve andrà su Zaniolo come si dice, compirà una scelta diversa, quasi opposta. La prima cifra di Zaniolo è la fisicità, Nicolò si esprime con la potenza dei quadricipiti e tira con forza. Zaniolo assomiglia a Boniek, non a Platini. Dybala e il suo agente devono decidere che cosa privilegiare. Se sono mossi dalla voglia del contratto della vita, la firma che sistema i conti per sempre, bandiranno un’asta e si consegneranno al miglior offerente.

L’Inter non parteciperà a trattative “rialziste”, farà la sua proposta e da lì non si schioderà, se non per minimi arrotondamenti. Nelle trattative Beppe Marotta non è aspro quanto Arrivabene, ma condivide con il collega il senso per i conti e per l’equilibrio finanziario. Se però Dybala ha la testa e la pancia agitate dalla voglia di rivalsa, l’Inter è la soluzione ideale. Che cosa c’è di meglio dell’Inter per chi abbia l’urgenza di dimostrare qualcosa alla Juve? Sul piano tecnico, Dybala può diventare la variabile che manca a Simone Inzaghi, garantire la giocata geniale, il tiro o l’assist a sorpresa, il colpo di timone in un mare compassato. Zaniolo alla Juve e Dybala all’Inter: forse l’Avvocato direbbe di sì, non fosse altro che per il gusto di un nuovo scenario.

Fonte: gazzetta.it

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