Questa è una storia sul tempo che passa e sulle sfide estreme prima che sia passato del tutto. Affascinante come Lisbona, luogo romantico e un po’ triste, pieno della bellezza dei chiaroscuri. Cristiano ci andò per la prima volta nel ’97, arrivava da Madeira, lo prendevano tutti in giro per l’accento isolano, era mingherlino, incline al pianto. Al provino, il suo fraterno amico Albert Fantrau evitò di segnare il gol decisivo e passò la palla a Cristiano: tieni, sei tu il fenomeno e meriti lo Sporting più di me. Il gesto che fece iniziare tutto e che Ronaldo non ha mai dimenticato, tanto da pagare da allora una specie di vitalizio al generoso Albert. Sulla scheda compilata quel giorno, gli scout dello Sporting scrissero di Cristiano: “Giocatore con un talento eccezionale e tecnicamente molto sviluppato”. Lo pagarono l’equivalente di 12 mila euro.
Sentimenti a parte, la rovesciata di Ronaldo chiude in un certo senso la grande stagione di Cristiano e Messi. La sindrome di Itaca, da non escludere prima o poi nemmeno per il magico Lionel (Laporta lo ha detto, per il Barcellona il discorso non è chiuso), è una costante di questo mercato: dopo Lukaku e Pogba, ecco uno dei più grandi campioni della storia del calcio andare alla ricerca delle antiche tracce, quelle orme impresse nel profondo di ognuno quando eravamo piccoli. Ronaldo ricorda tutto: la camerata all’Accademia, le stanze vicino ai tre campi da gioco, le telefonate a casa con mamma che gli ordinava di smetterla di lagnarsi e insistere, i 5 euro per ogni partita da raccattapalle e i 2 mila al mese del primo stipendio da professionista, quell’ablazione col laser in un cuore che correva troppo e che infine imparò il ritmo giusto. C’è tutto questo, nella suggestione dello Sporting Lisbona, e molto di più.
Ora si tratta di convincere il Manchester United: il nuovo allenatore dei rossi, Erik ten Hag, non sa che farsene di un monumento così ingombrante. Il procuratore di Ronaldo, il celebre e potentissimo Jorge Mendes, ha provato in ogni modo a mantenere il suo fenomeno alla solita quota di volo, contattando club importanti che hanno risposto “no, grazie”: Psg, Chelsea, Bayern Monaco e Barcellona, con la coda urticante dell’Atletico Madrid che ha visto la rivolta dei tifosi e degli abbonanti: mai Ronaldo qui, simbolo del Real. Allo striscione eloquente, “CR7 non sei il benvenuto”, lui ha risposto su Instagram con una squadra di faccine che ridono, ma dentro gli si è incendiato l’orgoglio. Inaudito che nessuna grande d’Europa lo voglia. Per questo, Odisseo è tornato a Itaca ma senza le sirene, nessuna voce lo ha tentato se non quella del cuore, o forse del tempo quasi scaduto.