Guardando quel piccoletto in maglia bianca e col 21 sulla schiena, San Siro è stato sopraffatto dal rimpianto: mai come stavolta l’Inter tutta, dai dirigenti all’ultimo dei tifosi, ha pensato a ciò che poteva essere e non è stato. A quanto bisogno di Joya ci sarebbe in questo attacco asfittico e rinsecchito. In un reparto che senza il totem Lukaku si è rimpicciolito fino a sparire: adesso che mancano disperatamente i gol delle punte, è normale immaginare l’Inter con un Dybala a inventare.
In questo tempo sospeso senza Romelu, out da fine agosto, gli attaccanti hanno punto poco e niente. L’ultimo gol in A è di Dzeko ed è arrivato nel derby del 3 settembre, un mese esatto domani: era una rimonta affannosa, figlia della stessa confusione che ancora governa la squadra. Ieri Edin aveva pure interrotto l’incantesimo con un gol da borseggiatore d’area, poi il Var lo ha riportato alla casella di partenza.
A differenza del bosniaco, ancora fermo a quota uno in campionato, Lautaro ne ha messi in fila almeno tre, ma il problema è sempre lo stesso: nessuno nell’ultimo periodo, niente dopo la rete contro la Cremonese. Quella fu la prima partita che Inzaghi giocò senza Lukaku e a quel tempo l’assenza del belga pareva gestibile. E anche più breve: il flessore della coscia sinistra è materia delicatissima e col Barcellona il numero 90 dovrà stare a bordo campo ad incitare la compagnia. La speranza era di averlo molto prima, ma lo stesso Inzaghi ha parlato di questo recupero rallentato. Lo stesso Lautaro, che ha lasciato il campo con volto dolorante, tenendosi la coscia (sarà valutato oggi), si sbatte, ma non ha la stessa leggerezza che lo aiuta a segnare ogni volta che mette la maglia dell’Argentina. Lui più di tutti aspetta il gemello belga: all’Inter avrebbe fatto comodo un po’ di Joya, ma ora serve la Lu-La per vedere la luce.