Resta solo una panchina libera in Nba: quella dei Toronto Raptors. E ad occuparla potrebbe essere Sergio Scariolo, favorito secondo i bookmakers in quella che dovrebbe essere una corsa a due con Kenny Atkinson, assistente di Steve Kerr a Golden State e visto da head coach per l’ultima volta a Brooklyn subito prima della bolla
Scariolo ha dalla sua i tre anni in Canada da assistente di Nick Nurse, in cui si è guadagnato così tanto il rispetto dei Raptors che il mese scorso il plenipotenziario Masai Ujiri e il suo vice Bobby Webster sono volati dal Canada a Bologna per incontrarlo. Quella era ancora la fase preliminare, quella in cui Toronto ha parlato con almeno 15 candidati, ma adesso Scariolo è alla fase finale del processo, e anche se come riportano i media canadesi non è riuscito ad andare a Toronto per un colloquio di persona con la proprietà Raptors, con la finale scudetto della Virtus contro Milano che incombe, la chance che sia lui il secondo tecnico europeo di sempre a dirigere una franchigia Nba resta. I Raptors non hanno fretta, in un processo che si muove da settimane riuscendo a far trapelare il meno possibile, ma i prossimi 7 giorni sono decisivi, perché Toronto ha bisogno di un coach al timone prima del Draft del 22 giugno per sviluppare con Ujiri la strategia di una franchigia che cerca una direzione.
La scelta di Toronto, quando arriverà, chiuderà un mercato allenatori che ha visto cambiamenti importanti nelle squadre che lottano per il titolo. Come i Phoenix Suns, che hanno scelto Frank Vogel per fare quel passo verso il titolo con Kevin Durant e Devin Booker a guidarli in campo. L’ex tecnico dei Lakers è una scelta di alto profilo per la franchigia dell’Arizona, che ha chiuso con Monty Williams dopo l’eliminazione in semifinale a Ovest per mano dei Denver Nuggets: Vogel porta l’esperienza del titolo vinto coi Lakers nella bolla nel 2020 e quella mentalità difensiva che spesso fa la differenza per arrivare fino in fondo. In più è abituato a lavorare con le star, come ha dimostrato a Los Angeles tirando fuori il meglio da LeBron James e Anthony Davis in un anno complicato come quello della morte di Kobe Bryant (periodo nel quale Vogel ha mostrato tutta la sua leadership, tenendo insieme una squadra toccata personalmente dalla scomparsa del Mamba), del Covid e della reclusione nella bolla di DisneyWorld. È quello che può fare la differenza tra una semifinale di Conference e la corsa al titolo. “La prima cosa che posso dare è fiducia – ha detto Vogel presentandosi -. Se il talento c’è, la fiducia può far fare al gruppo il salto di qualità che serve per dominare”. I Milwaukee Bucks, la squadra che nel 2021 ha battuto Phoenix alle Finals e che ha chiuso la regular seaason col miglior record, schiantandosi al primo turno dei playoff contro Miami, hanno fatto una scelta diversa. Al posto di Mike Budenholzer è arrivato Adrian Griffin, 48enne assistente Nba di lungo corso negli ultimi 5 anni a Toronto con Nick Nurse, uno di quelli di cui si dice sempre che merita una panchina ma che finora non l’aveva ancora avuta. Nurse, che ha ancora il credito del titolo 2019 vinto coi Raptors, è finito a Philadelphia, con l’idea di riuscire a migliorare ancora l’mvp Joel Embiid, magari rendendolo finalmente mvp anche nei playoff, e magari di capire come farlo convivere con James Harden, ammesso ovviamente che il Barba decida di tornare nella città dell’amore fraterno. Ime Udoka a Houston e Monty Williams (il nuovo coach più pagato della lega) a Detroit sono scelte ambiziose per squadre che da tempo cercando di salire di livello e l’hanno fatto con allenatori di una categoria superiore rispetto al valore attuale delle squadre che ora dovranno aiutare a diventare grandi.
Anche in una lega di stelle, l’allenatore giusto può fare ancora tutta la differenza del mondo. Guardare Michael Malone e Erik Spoelstra per crederci: entrambi sono tra i punti di forza di Denver e Miami, che si stanno contendendo il titolo, e nel caso di Spoelstra sono l’emblema stesso della filosofia della franchigia. La mossa migliore potrebbe averla fatta Phoenix: Vogel ha esperienza, pedigree e personalità per essere un valore aggiunto. Avrà bisogno di tempo (e di aggiustamenti del roster) per installare il suo sistema difensivo, per fare in modo che anche Durant e Booker lo interiorizzino, ma il suo arrivo può davvero essere la spinta decisiva che colma il gap al momento esistente tra Phoenix e il titolo. È quello che Philadelphia vorrebbe che Nurse la aiutasse a fare, ma il tecnico campione coi Raptors nel 2019 arriva per la prima volta in una franchigia che gli chiede solo di vincere, in cui come ha detto lui stesso ogni cosa diversa dall’anello sarà considerata un fallimento. È la stessa pressione con cui dovrà convivere Griffin a Milwaukee, con l’aggravante che per lui è la prima volta da head coach, anche se ha 15 anni di esperienza come assistente. Anche i Bucks, come i Suns, hanno già i pezzi giusti per vincere, ma Griffin dovrà metterci quell’ingrediente segreto che nessuno, nemmeno lui, sa se ha davvero. Per franchigie di questo calibro, la scelta dei coach è come quella di una star: deve essere quella giusta sotto tanti punti di vista. Per questo è così importante non sbagliarla.