Il calcio trema. Gli indagati dalla Procura di Torino restano tre – Fagioli, Tonali e Zaniolo – ma il timore di chiunque ruoti attorno al mondo del pallone è che quest’ultimo scandalo scommesse possa allargarsi e coinvolgere più giocatori di alto livello, almeno una decina. I nomi rimbalzano sulle chat dei tifosi, si diffondono fake news, la caccia allo scommettitore sembra sia diventata la nuova passione nazionale. Ma è necessario essere prudenti. Ieri Fabrizio Corona sul suo Dillinger News ha fatto il nome del romanista Nicola Zalewski, che a oggi non è nel registro degli indagati di Torino (la Procura non ha elementi in merito) né nel mirino della Procura federale. Al momento il giocatore sta valutando se rivalersi legalmente su chi ha diffuso la notizia: la Roma – che attualmente lo considera parte lesa – gli ha messo a disposizione un legale, che ovviamente smetterebbe di seguirlo nel caso in cui Zalewski venisse ufficialmente accusato dalla Procura torinese (e quindi da quella federale). Il 21enne giallorosso farebbe parte di una chat a tema scommesse con altri calciatori, ma sulla sua posizione mancherebbero ancora evidenze di un coinvolgimento diretto.
Gli inquirenti se ne stanno occupando, anche perché le chat da analizzare nell’inchiesta sono diverse e l’esame dei dispositivi sequestrati agli indagati – a partire dagli smartphone e tablet di Tonali e Zaniolo – non è ancora terminato. I tre, è bene ricordarlo, sono accusati di esercizio abusivo di attività di giuoco o di scommessa, previsto all’art. 4 della legge 401 del 1989. In pratica avrebbero giocato su siti illegali, quindi non autorizzati dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Anche per questo a Torino si sta cercando di ricostruire i movimenti di denaro utilizzato per le scommesse, che evidentemente non possono essere bonifici. Device e movimenti di soldi dunque, nuove ricerche che fanno pensare che il numero dei giocatori sia destinato a salire, così come il fatto che i calciatori coinvolti potrebbero offrire una reale collaborazione a chi indaga (che significa rivelare circostanze e nomi che ancora non si sanno) con l’obiettivo di ottenere un importante sconto di pena.