Galloppa a Sportiva: “Divario ampio tra Primavera e prima squadra, all’estero si rischia di più”

di Filippo Baffa

Vuole bene ai suoi ragazzi “ma mi auguro di non vederli in Primavera a vent’anni”. Daniele Galloppa alla guida dei giovani della Fiorentina ha vinto la Coppa Italia Primavera, per i viola l’ottava volta in assoluto, la quinta negli ultimi sei anni, a testimonianza di un vivaio che funziona.

Allora mister, le emozioni il giorno la conquista di un trofeo al culmine di una sfida tiratissima. “Con il Torino è stata una battaglia bella, all’ultimo sangue, emozionante. Siamo contenti di aver riportato la coppa a Firenze. È segno che le cose stanno funzionando e che il lavoro che si fa a tutti i livelli sta dando frutti. Questo è il mio quarto anno alla Fiorentina, sei-sette ragazzi sono con me fin dall’inizio e stiamo crescendo insieme, vedere dove siamo partiti e dove siamo adesso è un’esperienza incredibile”.

Una vittoria speciale perché arrivata a pochi giorni dalla scomparsa di Joe Barone, dg che era legatissimo anche al settore giovanile. “Pensare che pochi anni fa lavorava in banca, ha lasciato quel lavoro per coinvolgere Commisso nell’acquisto della Fiorentina, è diventato una figura fondamentale nella costruzione del Viola Park. Abbiamo perso un punto di riferimento importante. Il presidente ci ha chiamato prima e dopo la partita, ogni volta ci chiama e non è scontato, ha fatto un investimento e sa cosa vuol dire raccogliere i frutti del lavoro”.

Nella vostra squadra ci sono non solo tanti italiani, ma tanti toscani: è una scelta? “E’ motivo di orgoglio, chi ha giocato ieri è qui da bambino, è bellissimo. Crea un senso di appartenenza che aiuta anche a crescere”.

Dopo Ranieri e Sottil ora Kayode si è imposto in prima squadra, dove si stanno affacciando anche Comuzzo e il portiere Martinelli: tra i suoi ragazzi c’è qualcun altro già pronto al salto in prima squadra? “C’è tanto divario tra la Primavera e la prima squadra, se il giovane lo mettiamo come terza scelta avrà le opportunità per crescere e migliorare, se è la quinta no”.

Anche per questo si continua a parlare della crisi dei nostri settori giovanili rispetto a quelli stranieri… “Se parliamo di top club il divario c’è ma non così grande, la spaccatura vera arriva intorno ai 16-17 anni, all’estero il rischio di accelerare la crescita c’è mentre in Italia si rallenta, facciamo fatica a tenere il passo”.

Le squadre B possono essere una soluzione? “Possono essere il trampolino giusto, all’estero i giovani hanno già 50-60 presenze in prima squadra e in Italia invece è molto difficile. Incontro squadre con i ventenni in campo in Primavera, voglio bene ai miei ragazzi ma mi auguro di non vederli in Primavera a vent’anni (ride, ndr)”.

 

Ti potrebbe interessare

Menu