Come sta Bellingham?
“È guarito, anche se ha bisogno di una protezione alla spalla per essere più sicuro. Può giocare e giocherà. Carvajal invece ha bisogno di qualche altro giorno”.
Riposerà Mbappé e giocherà Endrick?
“Lo vedrete domani. Ma ci saranno delle rotazioni. Endrick sta facendo bene ovunque lo metta: attaccante, ala… è sempre molto bravo. Gli chiedo di avere pazienza e lui lo capisce perfettamente, perché si allena e vive ogni giorno con i migliori attaccanti del mondo. Ha capito il suo ruolo e dico davvero che sta guadagnando tante posizioni. La sua professionalità è altissima, è una persona molto matura. Siamo felici: giocherà i suoi minuti, le sue partite”.
Un solo gol nei primi tempi, come lo spieghi?
“È un dato che attira l’attenzione e ne abbiamo parlato prima della partita contro l’Espanyol. Dovevamo mettere un po’ di intensità in più, capendo però che le squadre calano nella ripresa e ci sono spazi”.
“Non posso spiegarvelo (ride, ndr). Per me non giochiamo male; la cosa che più colpisce è che il Real Madrid, in questi anni, non ha avuto un’unica identità: blocco basso, transizioni, possesso palla… abbiamo provato tutto. Il fatto di non avere un’identità chiara fa pensare che non abbiamo “un gioco”. Ed è vero. Ne abbiamo molti”.
Domani festeggerai 300 partite con il Real Madrid.
“Ho avuto la grande fortuna di allenare grandi club, come il Milan, per il quale nutro un affetto speciale. Ma il Real Madrid è il miglior club del mondo, su questo non ci sono dubbi. Essere su questa panchina 300 volte non dico che sia un miracolo, ma tant’è”.
Hai già deciso quando ritirarti?
“No. Mi piace fare questo lavoro e la mia fatica non è paragonabile a quella dei giocatori. Forse mentale, perché è vero che ci sono pressione e responsabilità, ma mi piace. Per ora non ho data di scadenza. Continuo, mi piacerebbe allenare per molti anni”.