Il salto in alto fino al suo avvento si reggeva sullo stile ventrale, tanto che nelle sue prime esperienze agonistiche il ragazzo dell’Oregon attirava non poco scetticismo. La storia iniziò a cambiare dopo un campionato juniuores vinto un paio d’anni prima dei Giochi di Messico 1968. Un tecnico federale lo filmò, in molti lo videro e si iniziò a parlare di lui negli ambienti dell’atletica Usa. Vinse le Olimpiadi di Città del Messico con la misura di 2,24. Non fu record del mondo, quello era detenuto dal leggendario sovietico Brumel, un maestro dello scavalcamento con lo stile ventrale. In realtà il primato del mondo Fosbury non lo detenne mai. A lui quel mondo bastava averlo capovolto.
