Forse era scritto nelle stelle: le magie olimpiche avevano un contrappasso da pagare. Marcell Jacobs, in extremis, ha rinunciato alla semifinale dei 100 iridati. Eugene, mecca dell’atletica internazionale, non gli ha portato bene. I “suoi” Stati Uniti, il Paese di suo padre e dov’è 27 anni fa è nato, gli hanno girato le spalle. La sua corsia, la quarta, nell’ultima delle tre serie, è rimasta tristemente vuota. Dopo settimane difficili, tribolate, trascorse all’inseguimento di una condizione fisica mai trovata a causa dei tanti ripetuti acciacchi, ecco la decisione più sofferta.
L’azzurro ha risentito della fatica della batteria, di quel 10”04 corso con poca brillantezza che gli è comunque valso il decimo tempo di giornata e la promozione. Dopo, per rimettere a posto il motore di una macchina già sotto pressione da tempo, non sono bastate le lunghe sedute notturne di fisioterapia con il fido Alberto Marcellini. L’infortunio al bicipite femorale sinistro, che nel tempo si è irradiato al gluteo, non ha dato tregua. Anzi: la situazione, dopo la sollecitazione della volata di venerdì notte, è peggiorata. Andando a intaccare anche l’altra gamba. “Contrattura a carico del grande adduttore della coscia destra” recita il comunicato diramato dalla federazione un paio di d’ore prima della gara che non c’è stata, citando il dottor Andrea Billi, responsabile sanitario.