Decine di tifosi infuriati si sono radunati ieri pomeriggio sotto la sede del Brescia: scena impensabile pochi giorni fa, quando allo stadio si festeggiava la salvezza conquistata battendo la Reggiana. È esplosa la rabbia di una piazza che da mesi contesta Massimo Cellino ad ogni partita. Il presidente invece, in questa convulsa giornata, ha incassato la solidarietà di alcuni esponenti politici. Attilio Fontana, governatore della Lombardia, ha detto che “le norme vanno rispettate, ma i tempi e i modi di questa vicenda sono inaccettabili”. E poi Emanuele Moraschini, presidente della Provincia: “Mi auguro che possa essere fatta chiarezza per confermare i meriti sportivi conquistati con fatica sul campo”. Il Brescia in serata ha comunicato che “ricorrerà in qualsiasi sede sportiva e, se necessario, extra-sportiva, per tutelare la propria posizione ritenendo di aver adempiuto correttamente alle scadenze”. Frasi di circostanza, legittime, non come quelle ben più dirette di Cellino: “Confermo di aver utilizzato quel sistema di pagamento, l’avrei fatto anche a giugno per l’iscrizione, perché è corretto. Se mi avessero detto che non andava bene, avrei pagato di tasca mia, come ho fatto in tanti anni di calcio tra Cagliari, Leeds e Brescia, vendendo anche le mie case”.
“Siamo stati truffati, e ho già presentato una denuncia penale. Quella società di via Montenapoleone a Milano che ci ha venduto i crediti d’imposta è sparita, non rispondono più al telefono. Eppure hanno ceduto crediti d’imposta per più di 100 milioni a molte aziende. Sabato avevo anche definito la cessione del club a una persona perbene, italiana. Ora chissà, siamo nei guai: ma noi daremo battaglia”.