Djokovic arriva in conferenza stampa abbattuto, per non essere stato lui, questa volta, il più forte. Non tanto dell’avversario, ma dell’infortunio. Del dolore, di uno strappo alla coscia sinistra che si è messo di traverso, in mezzo alla strada, nella corsa al 25° Slam. È come se fosse una maledizione, la maledizione di Margaret Court, che qui a Melborune Park ha la sua Arena intitolata e che nessuno, tra uomini e donne è mai riuscito a superare. Non ‘è riuscita Serena Williams, non c’è riuscito (per ora) Novak Djokovic.
Nole il Cannibale, Nole che stende gli avversari e questa volta deve arrendersi a se stesso: “Non ho colpito una palla dal giorno del match contro Alcaraz – spiega con rassegnazione -. Ho cercato di curarmi con farmaci e fisioterapia, ma non c’è stato niente da fare”. La risonanza magnetica a cui si è sottoposto dopo la vittoria nei quarti con lo spagnolo, è stata spietata: strappo. E se due anni fa nonostante la lesione di tre centimetri era riuscito a conquistare il trono di Melbourne, questa volta non c’è stato niente da fare: “I primi colpi che ho tirato sono stati nel riscaldamento con Sascha – ha proseguito -. Stavo bene ma man mano che giocavo il dolore peggiorava. Se avessi vinto il primo forse set avrei potuto provarci ancora un po’, ma non sono certo che sarei arrivato fino alla fine della partita”.
Ora tutto è in dubbio: i prossimi impegni, la prosecuzione del rapporto con Murray, il ritorno in Australia: “Ora la botta è calda, quindi sarà importante riprendersi prima di fare qualsiasi tipo di valutazione. Con Andy mi sono trovato molto bene, vedremo come proseguire. Ora tornerò a casa, ci cureremo e vedremo se giocherò a Doha. Il ritorno in Australia? Io ho ancora voglia di continuare. Quindi se starò bene e il fisico mi supporterà, perché no?”. E per il vincitore tante parole di stima: “Zverev merita il suo primo Slam. Farò il tifo per lui e spero che ce la faccia qui”.
