Gli interisti che hanno lasciato lo stadio al novantesimo, stanchi e sconsolati, hanno smarrito un frammento di pura vita che non recupereranno più. Anche tra quarant’anni chi è rimasto fino all’ultimo si ricorderà di quell’abbraccio a San Siro dato a sconosciuti in una notte di maggio, stravolgendo la frase cult di Casablanca: “Avremo sempre Parigi? No, il 4-3 col Barcellona”. L’Inter elimina i blaugrana in una semifinale storica, pazza, con 13 gol tra andata e ritorno e vola in finale di Champions per la settima volta. La seconda in due anni. Un grazie a San Francesco Acerbi, planato in area come un falco pellegrino all’ultimo minuto di una partita ormai indirizzata verso il 3-2 blaugrana, e un altro San Davide Frattesi, il ragazzo di Fidene che cala il poker nei supplementari e sale sulla grata come se fosse la cima dell’Everest. Lassù, tra le nuvole, si intravede la prossima destinazione: Monaco di Baviera, 31 maggio, finale di Champions (contro una tra Arsenal e Psg).
