Inzaghi all’Al-Hilal? Allarme Inter che pensa a Fabregas

Ci sono due temi fondamentali che si sovrappongono nel presente dell’Inter. Il primo e più immediato – non ci sarebbe nemmeno bisogno di sottolinearlo – è la finale di Champions League che catalizza l’attenzione di un popolo intero. Il secondo, che da qualche ora sta assumendo sempre più carattere di urgenza, è legato al futuro di Simone Inzaghi. Già, perché non è affatto certo che l’allenatore piacentino sarà ancora sulla panchina della squadra nerazzurra a partire dal 1° giugno. Marotta e Ausilio sperano con tutto il cuore di proseguire nel solco della continuità, ma ci sono alcune variabili che vanno prese in considerazione e che proviamo a spiegare.

L’offerta dell’Al-Hilal è arrivata, inutile sostenere il contrario. Gli arabi sono senza allenatore, o meglio hanno affidato la squadra al traghettatore Mohammad Al-Shalboub dopo avere esonerato il portoghese Juan Jesus. C’è un Mondiale per club da affrontare anche per la squadra araba, che vuole giocarcelo il meglio possibile, con una guida prestigiosa. La proposta economica che è stata fatta recapitare al “demone di Piacenza” è ovviamente impareggiabile per qualunque club italiano, tra le quattro e le cinque volte superiore a quello che Inzaghi percepisce attualmente dall’Inter. Tutto ora dipende dal diretto interessato, che ha chiesto di non prendere una decisione prima della finale di Champions League, che è il sogno di tutta una vita e deve rappresentare la priorità assoluta di questa settimana di passione. Tradotto in soldoni: non è un no.

Cosa è cambiato rispetto a qualche tempo fa? Soprattutto è cambiata la percezione che Inzaghi e la sua famiglia hanno maturato rispetto a questo tema. Sembrava che da parte del nucleo familiare ci fosse una sorta di resistenza nei confronti di un trasferimento così insolito. Invece – anche in questo caso come capita con le sue squadre – il gruppo costruito da Inzaghi è saldissimo e tutto dalla sua parte. Anche in questo caso, tutto dipende quindi da lui.

Ci sono ovviamente dei pro e dei contro in questo tipo di scelta. Si può pensare che l’unico “pro” sia quello del trattamento economico principesco che è stato prospettato all’attuale allenatore dell’Inter. Ma non è tutto qui. Trasferirsi in una parte di mondo così differente rispetto a quella dove viviamo, potrebbe rappresentare anche un allentamento della tensione personale. Soprattutto negli ultimi tempi, in cui c’è stata prima la prospettiva di vincere tutto e poi il rischio di non vincere niente, la resistenza di Inzaghi è stata messa a durissima prova per una serie di fattori, dalle critiche ricevute fino alle polemiche arbitrali che l’hanno visto coinvolto. Sicuramente lavorare in un campionato come quello arabo non comporterebbe questo tipo di sollecitazioni. I “contro” sono legati al cambio repentino di abitudini, ma anche al dover ricominciare un lavoro da zero dopo quattro anni in cui qualcosa di importante è stato costruito, con la prospettiva – in caso di successo nella finale di Monaco – di giocare nella prossima stagione per altri trofei, a cominciare dalla Supercoppa Europea. Tutto questo rimane in sospeso, almeno fino al fischio finale della partita più importante della vita per molti interisti, la finale di Monaco.

Fonte: sportmediaset

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