Crisi Juventus: ora Allegri è davvero a rischio

Con la Juve fuori dall’Europa che conta si riapre una delle questioni più ricorrenti di questa prima parte di stagione: la posizione di Max Allegri. Ci aveva pensato Andrea Agnelli a togliere pressione dopo la disfatta di Haifa, quella che ha compromesso definitivamente il percorso in Champions, ma la panchina del tecnico livornese è rimasta pur sempre traballante e oggetto di valutazioni rinviate a momenti più opportuni.

Le parole del presidente hanno chiaramente un peso specifico, ma un allenatore dipende soprattutto dai risultati della propria squadra e – vittorie con Torino ed Empoli a parte – lo scenario attuale resta fortemente condizionato da alcuni limiti che vanno ben oltre i singoli passaggi a vuoto. Per questo motivo, nonostante l’allenatore abbia un contratto lungo in scadenza al 2025, il suo rapporto col club è motivo di analisi che potrebbero portare a una separazione anticipata. Messa alle spalle questo periodo senza tregua di partite ogni tre giorni, la sosta per il Mondiale permetterà di fare le valutazioni a bocce ferme.

Quei singolari venti minuti juventini che sono diventati famosi negli ultimi mesi si sono riproposti anche a Lisbona, tanto da mettere addirittura paura sul finale al Benfica. Per mano di tre ragazzini, tutti classe 2003: Miretti, Soulé e Iling-Junior. È bastato buttarli nella mischia al posto di qualche esperto per vedere una squadra più coraggiosa, più leggera di testa. E se questo lascia un minimo di speranza per il futuro, aumenta altrettanto le preoccupazioni legate al presente. Perché i blackout frequenti, i passaggi improvvisi da On a Off sono quelli che hanno reso la Juve dell’Allegri bis debole e spesso inconsistente. Tra l’altro quel mezzo tempo da salvare in ogni partita non ha mai una collocazione temporale fissa, di conseguenza i bianconeri sono sempre esposti al crollo mentale.

Fonte: gazzetta,it

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