Questa è una pausa da sfruttare, per convertire le perplessità striscianti in applausi liberatori. Due settimane di lavoro, nell’eremo di Trigoria e lontano dai giudizi popolari, per rigenerarsi psicologicamente e stipulare un patto con la verità. Matias Soulé è stato acquistato a peso di milioni perché aveva appiccicata sul piede sinistro l’etichetta del fenomeno, che ancora non è. Ma sarebbe assurdo pensare, credere, sentenziare anche il contrario: i primi due mesi di Roma sono stati faticosi, per tanti motivi, però non abbastanza da catalogarlo già come un innesto sbagliato.
