Cecchi: “Dietro al Var c’è un uomo, non può eliminare discussioni su episodi interpretabili”

Nel Microfono Aperto per rispondere alle domande degli ascoltatori è intervenuto Stefano Cecchi de La Nazione.
“Non ho rimpianti per chi va via. Quando vedo Ilicic giocare da Pallone d’oro ci racconta come nel calcio serva il momento, lo stesso giocatore può trasformarsi a seconda dell’humus che ha attorno. Noto che l’Atalanta per essere questa ha bisogno di una sola competizione, quando è al top è una macchina da calcio e Ilicic ne è l’emblema. Io penso che dietro al Var c’è un uomo, e riguardo a ieri entrambe le decisioni a favore del Milan sono discutibili: io il primo rigore lo avrei dato, a velocità normale non lo daresti ma se poi vai a rivederlo il contatto con Belotti c’è e non puoi non fischiarlo. Il secondo potremmo stare anni a dibattere, non so che dire, sono due episodi al limite, entrambi richiedono una interpretazione e su quella ci sarà sempre il margine di dubbio e la discussione. Io continuo a pensare che il Var sia una cosa buona del calcio, forse dovremmo abituarci di più ma cercando di non fare gli entomologi ovvero la ricerca del piccolo errore e facendo prevalere il senso globale della giocata perché se facciamo i piccoli scienziati non credo sia lo spirito per il quale è stato introdotto. Il Torino è una grande squadra per tradizione, mi pare che Belotti sia un giocatore straordinario che non può essere compresso solo in area di rigore, perderebbe qualcosa, poi se avesse di fianco invece di Gojak e Verdi avesse un compagno d’attacco…
Io sono il primo a farsi condizionare dal risultato ma chi ha visto Napoli-Spezia ancora si chiede come abbia fatto lo Spezia a vincerla. Il calcio è spietato: Gattuso non si merita le critiche di oggi Un mese e mezzo, due mesi fa, parlavano di Gattuso come del nuovo Crujff, del nuovo Klopp… se nel calcio italiano ci fosse un po’ più di misura sarebbe cosa buona e giusta.
Se si gioca Benevento-Crotone in contemporanea a Real-Barcellona io guardo la serie A perché è il campionato che mi affascina. Poi non so se riusciremo a riavere un torneo ricco di talento come quello degli anni Ottanta e Novanta, forse no, ma non me ne frega niente, ma è la passione che crea passione, a me manca quello di quegli anni, mi manca il modo in cui si viveva il calcio. Vogliono togliere la passione e farlo diventare spettacolo però vogliono chiederci sempre più soldi, perché devo abbonarmi a più piattaforme e spendere di più mi pare un paradosso che prima o poi esplode. Io continuo a pensare che il calcio sia la partita del Tottenham contro la squadra di dilettanti, che invece per la modernità è un inciampo.
Ballardini? Non è un esteta ma io ho visto Genoa-Bologna, chi ha vinto? Ogni volta che è stato chiamato al capezzale in particolare del Genoa ha portato risultati, in questo calcio che è tutta apparenza paga l’immagine, sembra sempre arrabbiato, non buca lo schermo, non affabula, parla solo attraverso sul campo e questo nel calcio di oggi non paga, ed è buffo se poi guardi i risultati. E’ un calcio all’italiana, non appariscente, ma che funziona. Tanti applausi a lui”.

Ti potrebbe interessare

Menu