L’Europeo è diventato una partita politica. In cui è ancora difficile stabilire il perimetro delle squadre, ma in cui è chiarissimo l’obiettivo: l’organizzazione di semifinali e finali del torneo. «Mi adopererò perché la finale non si faccia in un Paese dove i contagi stanno crescendo», ha detto ieri il Premier Mario Draghi in una conferenza congiunta con la cancelliera tedesca Angela Merkel. Facendo emergere un movimento che da mercoledì scorso correva sotto traccia all’organizzazione di Euro 2020 (ormai da correggere con 2021). E che punta a portare in una città senza virus le semifinali e finali del 5, 6 e 11 luglio. L’idea è arrivata all’orecchio del presidente della Federcalcio Gabriele Gravina già domenica sera, pochi minuti prima del fischio d’inizio di Italia-Galles. In cui aveva registrato anche una possibile apertura politica a raddoppiare la capienza dell’Olimpico: dal 25% al 50% dei posti, 32 mila tifosi tutti insieme, pur di strappare le finali a Londra. Un proposito che però non è mai diventato tale per la chiusura preventiva dell’Uefa: «Stiamo lavorando con la federazione e le autorità inglesi per organizzare le semifinali e la finale dell’Europeo a Wembley e non ci sono piani per cambiare la sede», la nota diffusa ieri dopo la conferenza del Premier italiano. Lo stesso Gravina ha tirato giù la saracinesca: «Escludo categoricamente che si possano giocare la finali a Roma e qualsiasi altro spostamento».
