Luca Gotti, allenatore Udinese, ha parlato a Radio Sportiva.
Sul momento attuale: “I primi quindici giorni le dico la verità mi sono totalmente disintossicato non ho guardato neanche una partita di calcio, io normalmente durante l’anno guardo 10-15 partite a settimana. Tra l’altro all’inizio era piuttosto facile far lavorare i ragazzi, i nostri preparatori e il nostro staff mandano il programma ai calciatori, lavori che si possono fare anche a casa, come Tapis roulant, Cyclette, ecc. Adesso, man mano che andiamo avanti è sempre più complicato perché non avendo un orizzonte di ripresa è più difficile dare motivazioni e impegno nella quotidianità”.
Sugli allenamenti: “Questa cosa riguarda l’Italia, noi abbiamo tre giocatori italiani, ma alcuni stranieri che avevano le famiglie distanti, sono tornati dalle loro famiglie, anche se l’Udinese è una delle squadre che ha tenuto più a lungo i giocatori stranieri in Italia. In altri paesi le cose sono ben diverse, ci sono giocatori che hanno potuto allenarsi sul campo o in palestra nei loro paesi, in Italia non si può fare”.
Su ripresa: “Io prima ancora della possibilità di riprendere il campionato avrei ragionato sul fatto se sia giusto o meno riprendere, che è una cosa un po’ diversa. Non voglio entrare con un tono polemico su questa cosa qua, le dico che da allenatore mi piacerebbe provare a fare questa esperienza perché è una cosa mai provata prima, non ci sono i dati su come sarà riprendere dopo due mesi di divano, non due mesi di sosta, ma due mesi di confino a casa, eventualmente le cinque sostituzioni e il cambiamento di alcune regole. Ecco dal punto di vista professionale mi piacerebbe provare questa cosa, però questo non ha niente a che vedere sul fatto se sia giusto o meno riprendere il campionato. C’è differenza tra ripresa degli allenamenti che è quasi una necessità per gli atleti di alto livello, ma non è per nulla scontato che si possano fare le partite del campionato di serie A. Mi dispiace che il focus dei media sia stato solo sulla Serie A, ma questo è solo l’1% del movimento. Va ripensato il calcio più in generale, quindi fare qualcosa anche per i settori giovanili per i dilettanti, per il grande numero dei praticanti del nostro sport bellissimo”.
Sul calcio in questo periodo: “In una situazione come questa di emergenza sanitaria e dal punto di vista socio economico, viene relativizzato il sentimento della passione che riguarda il calcio. Il sentimento anti calcistico l’ho visto più alimentato dalle polemiche che si sono create dalle singole componenti all’interno del mondo del calcio che ci fanno apparire come una sorta di zoo variopinto dove le opinioni sono contrastanti e spesso vanno a perseguire i singoli interessi di bottega. Detto questo il calcio è il ragazzo di 14 anni che va a giocare, i pulcini e gli amatori che si trovano a giocare la sera, il calcio ha tante altre sfaccettature”.
Sulla sua esperienza da allenatore in prima: “Concettualmente sono sempre sulle mie posizioni che sono posizioni personale e che non hanno niente a che vedere con le posizioni delle altre persone. Da ormai dieci campionati facevo il vice allenatore, avevo una mia confort zone di fare quello che mi piace, una vita molto bella a un livello molto alto. Il fatto di fare il primo allenatore è una cosa diversa, bella, impone una serie di cose extra calcistiche che non trovano il mio gradimento, però questa è di nuovo una cosa personale. Più mi inerpico nell’esperienza di allenatore responsabile e più vedo diminuita la possibilità di fare il vice allenatore perché o vai a fare il collaboratore di un tuo amico oppure di un grande allenatore che non ha problemi a collaborare con una figura più o meno ingombrante, oppure è una cosa con cui dovrò fare i conti prima o poi”.
Su future cessioni big Udinese: “La cosa che dice il direttore Marino è molto verosimile perché questi sono giocatori che hanno molto mercato e sappiamo che la realtà di Udine è abituata a preparare giocatori per altri contesti. Bisognerà capire quali saranno le condizioni, quale sarà il mercato e se le quotazioni saranno congrue al valore dei giocatori stessi. L’Udinese non è una società che svende i propri atleti o che ha bisogno di fare cassa immediata, quindi le situazioni dono tutte da vedere”.
Su De Paul da Champions: “E’ un giocatore che ha quel tipo di livello, l’ha già dimostrato nella sua nazionale, ha la tecnica per farlo e un atteggiamento mentale che non gli impedisce di esprimersi a quel livello”.
