La Nazionale che, nella cavalcata record delle 37 partite utili, rifilava 6 gol al Liechtenstein e 9 all’Armenia, non esiste più. La Nazionale del post-Europeo, quella che non ha fatto un gol a Basilea con la Svizzera, a Belfast contro l’Irlanda del Nord e a Palermo contro l’apocalittica Macedonia, vede la porta grande come quella di hockey. Vero che a Napoli abbiamo scoperto Mateo Retegui, in gol al debutto, ma è anche vero che quel gol è stato l’unico tiro nello specchio dell’Italia in tutta la partita. Mario Balotelli, serio come quando lanciava le freccette dalla finestra, ha mandato a dire: “Gli attaccanti in Italia ci sono e sono in forma”, Infatti a Mancini, ieri in conferenza, è scappato da ridere: “A Mario voglio troppo bene….”. Per rispondergli seriamente. Dove sono quegli attaccanti, Mario? Balotelli ha segnato l’ultimo gol a novembre. Insomma, lasciamo perdere la goleada. Va benissimo anche uno striminzito 1-0, come quello raccolto da Antonio Conte all’ultimo passaggio della Nazionale a Malta (2014). Questo è il momento più delicato dell’era Mancini. Mai, come in questo momento, ci siamo sentiti così poco campioni d’Europa. L’Inghilterra, nel primo tempo, ci ha imposto una superiorità tecnico-atletica clamorosa. La Francia di Mbappé ha ribadito la sua grandeur . Il Belgio, sconfitto all’Europeo, è rifiorito con 3 gol di Lukaku. Noi abbiamo recuperato in Argentina il golletto di Retegui, mentre la Danimarca ne ha trovati 3 in un colpo solo del ventenne Hojlund. Sembra che stiano tutti meglio di noi.
